20091029

Gli Anni del Pettegolo

da repubblica del 27 agosto 2010 — 

Sono passati più di trentacinque anni dal suo primo numero, ma i palermitani, e non solo loro, lo ricordano ancora. Una ventata di goliardia e un pizzico di satira in una città devastata dalle colate di cemento. 

E in cui si contavano i morti ammazzati nelle faide di mafia. Quel periodico apparve nelle edicole nell' aprile del 1975. Titolo: "Il pettegolo"; sottotitolo: "Mensile di umorismo, idiozie e cose inutili". L' iniziativa partì da un gruppo di ragazzi che volevano divertirsi e divertire. 

A promuoverla e a sostenerne gli oneri fu dapprima Angelo Butera, a cui si affiancò, subito dopo,Toti Piscopo . Entrambi, allora, non avevano nemmeno trent' anni. La direzione della testata fu affidata a Lorenzo Misuraca: il solo, tra quei ragazzi, munito della tessera di pubblicista. 

 Negli anni successivi nelle pagine dell' irriverente rivista sarebbero "transitati" tutti i cabarettisti di Palermo. Una palestra di buonumore dove hanno fatto i primi passi: Gigi Maria Burruano, che scriveva i suoi monologhi in rima baciata, Gianni Nanfa, Raffaele Sabato, Ninni Picone, Pippo Spicuzza, che raccontava a puntate "cosa è questa mafia", partendo dalla premessa che "la mafia non esiste", e vi avrebbe pubblicato le sue tenere poesie Renzino Barbera 

Il primo numero uscì in prossimità della Pasqua, un periodo propizio per le inserzioni pubblicitarie, di cui fu riempito il giornale col condimento di battute, scherzi, facezie varie. In quel momento chi lo aveva ideato non si rese conto del successo che lo attendeva. Capirono dopo la portata di un periodico irriverente e caustico nella Palermo di allora, non proprio felicissima. Il punto forte del mensile furono le copertine. Alcune memorabili. In una, a caratteri cubitali, si annunciava: "610.000 posti in Sicilia", il servizio era previsto a pagina 13. 

Ma il giornale contava solo 12 pagine... Che beffa! In un' altra, mentre imperversava in tv la versione per il piccolo schermo del romanzo di Salgari, si segnalava un clamoroso evento funebre: "È morto Sandokan" con foto gigante di Kabir Bedi. 

Una trovata geniale: il numero vendette più di 30 mila copie. Nella Palermo dilaniata dalla guerra di mafia e dalla malavita i titoloni di quelle copertine si rivelavano, a volte, oltre che paradossali, dissacratori. Qualche esempio: "Dacci oggi il nostro morto quotidiano", "Turiste rapinano ragazzi in moto". E L' inesistente "Ermenegildo Fichera, sindaco di Palermo" 

Il giornale riscosse in breve tempo un successo insperato e, numero dopo numero, si diffuse in buona parte dell' isola. Grazie anche al contributo di firme assai note nel mondo della comicitàe dello spettacolo: Pino Caruso, Lino Banfi, Gianfranco Funari, Luciano Salce, Enzo Di Pisa e Michele Guardì, tra gli altri. Renzino Barbera vi inaugurò la versione giornalistica del suo "Don Totò". Comparvero, inoltre, le vignette dell' indimenticabile Gianni Li Muli

Nel febbraio del 1976 fece ingresso nella redazione Nino Martinez, brillante umorista che, in quegli anni, curava, nella terza pagina del "Giornale di Sicilia", la rubrica "Specchio concavo". I suoi corsivi, gustosi quadretti familiari, costituivano un appuntamento ghiotto per i lettori di quel quotidiano. Tanto da essere raccolti, nel 1977, in un volume, edito da Rusconi, dal titolo "Una moglie così". 

Martinez diede al foglio un taglio meno artigianale e, per il suo tramite, fece pervenire i suoi pezzi da Milano Umberto Domina, scrittore dalla comicità esilarante e conduttore del programma radiofonico "L' aria che tira". Persino Achille Campanile fu coinvolto nell' avventura de "Il Pettegolo". Quando nel 1976 il grande umorista giunse a Palermo per ritirare il Premio Mondello, quelli de "Il Pettegolo" lo andarono a trovare. Campanile mostrò interesse per il giornale umoristico e offrì alcuni suoi testi. E altri ne avrebbe regalati se da lì a poco non fosse scomparso.

 "Il Pettegolo", malgrado il successo crescente, ebbe vita breve: durò nemmeno tre anni. Nel 1977 le ultime pubblicazioni. Un epilogo malinconico, comune, purtroppo, a tante iniziative editoriali siciliane. Finanziamenti che cominciarono a scemare raffreddando gli entusiasmi iniziali. E' proprio vero: le cose belle, soprattutto a Palermo, durano poco. -

 ANTONINO CANGEMI

2 commenti:

Anonimo ha detto...

minchia che curriculum!

Anonimo ha detto...

Non si possono mettere online gli articoli ? Sarebbe bello far rivivere in questo modo quegli anni.